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Ci sono casi che in apparenza investono solo l’ambito sportivo. Squalifiche di atleti o di impianti a prima vista sembrano toccare solo i diretti interessati e le società agonistiche a cui essi fanno riferimento. Ma oggi che lo sport, soprattutto quello praticato ad alti livelli, è diventata un’attività economica e che le maggiori squadre di calcio sono quotate in Borsa anche una “semplice” squalifica può avere ripercussione sui bilanci di una società. E allora, ecco che oltre alla giustizia sportiva interviene anche quella ordinaria per tutelare i diritti di chi è coinvolto.

Per fare chiarezza tra diritto sportivo e diritto penale si è parlato sabato scorso in un convegno organizzato allo Sporting Club dalla Camera Penale di Monza, dalla Fondazione Forense di Monza e dall’USSMB dal titolo “Diritto e procedimento sportivo: tutela delle garanzie delle parti, tra analogie e differenze con il processo penale”. In platea, insieme ai rappresentanti dell’Ussmb, oltre cento avvocati che hanno ascoltato le relazioni del professor Fabio Iudica, docente emerito di diritto civile all’Università Bocconi, dell’avvocato Antonio Rocca del Foro di Milano, Giudice sportivo Federale Fise, dell’avvocato Leandro Cantamessa del Foro di Milano, docente di diritto e contratti sportivi all’Università degli Studi di Milano, dell’avvocato Ettore Traini, legale del Foro di Milano e Sostituto Procuratore Federale FIGC, dell’avvocato del Foro di Monza Angela Fortuna e del collega Attilio Villa, presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina di Milano.

Ha introdotto i lavori l’avvocato Luigi Pisoni, collaboratore della Procura Federale Figc. In veste di moderatore l’avvocato Francesco Ferreri del Foro di Monza, consigliere del Direttivo della Camera Penale.

Posto che i soggetti sottoposti al regolamento sportivo sono i tesserati, gli enti, le associazioni sportive e “altri soggetti” che hanno a che fare con essi, nel 2012 il Parlamento Europeo ha riconosciuto la specificità dello sport ma ha anche precisato che qualora lo sport costituisca un’attività economica o se in ambito sportivo si sono riscontrati discriminazioni e violazioni dei diritti umani in questo caso si deve sottostare al diritto dell’Unione Europea e non più a quello della giustizia sportiva.

Venendo ad argomenti che riguardano più da vicino le nostre società è stato ribadito dai relatori che il codice del regolamento sportivo prevede lealtà, correttezza e probità e che anche un’omessa denuncia costituisce un reato. Nei casi in cui si venga a conoscenza di un procedimento disciplinare aperto a proprio carico è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato non solo per una consulenza ma anche per una vera e propria difesa. Quando è richiesta la convocazione da parte dell’autorità giudiziaria è obbligatorio presentarsi e non ci si può avvalere della facoltà di non rispondere.

Tra i casi più trattati dalla giustizia sportiva vi sono le aggressioni fisiche e verbali contro giocatori e arbitri ma anche i mancati tesseramenti degli atleti. “Il mancato tesseramento – ha ricordato l’avvocato Ettore Traini – non è solo un illecito disciplinare ma ha ripercussioni anche in ambito civilistico dato che un atleta non tesserato non gode di coperture assicurative”. E come non pensare a ciò che sta a monte, ovvero all’educazione, al rispetto, all’etica. Tematiche che l’avvocato Angela Fortuna, consigliere Ussmb e legale della nostra unione, tratta prima ancora che da avvocato da sportiva e da formatrice degli insegnanti di arti marziali.

“E’ necessario ricostruire un accordo sociale a livello educativo-ha affermato-coinvolgere più soggetti ma occorre anche lavorare dentro di noi. L’etica è un percorso educativo interiore che coinvolge tutti gli ambiti della nostra vita. Non si  può dirsi etici se ci si comporta bene al lavoro e poi in campo o in palestra si fa il peggio del peggio. Ogni società dovrebbe avere dei regolamenti basati sull’etica e sul rispetto e dovrebbe allontanare tutti coloro –atleti, allenatori, dirigenti, genitori-che non li  rispettano”.