
Un grande lutto per lo sport monzese. Lunedì 3 agosto si è spento a 86 anni Ernesto, per tutti Tino, Brambilla, campione delle due e delle quattro ruote. Era nato il 31 gennaio 1934 e come il fratello minore Vittorio (scomparso nel 2011) era un grande appassionato di motori. Dalla loro officina di via della Birona erano arrivati sulle piste di mezzo mondo per scrivere pagine indimenticabili dello sport motoristico. Se ne è andato in punta di piedi, Tino. Lui schivo e riservato, non amava i clamori, non voleva che si parlasse di lui. Aveva accettato di essere il protagonista nel 2015 del libro “Tino Brambilla, mi è sempre piaciuto vincere” di Walter Consonni (Nada editore) ma non voleva mai essere al centro dell’attenzione. Addirittura aveva lasciato scritto ai parenti di non divulgare, almeno per un paio di giorni, la notizia della sua morte per evitare le solite frasi fatte e le ovvie formalità ma in un mondo iperconnesso come quello di oggi basta una breve frase scritta su un social per informare il mondo intero. Il riservatissimo Tino è stato molto stimato da Enzo Ferrari al quale aveva regalato la prima vittoria con la monoposto di F2 che montava il motore intitolato al figlio dell’ingegner Enzo, Dino Ferrari. A Monza Tino e Vittorio erano i fratelli Brambilla, i campioni che avevano sempre mantenuto una grande umiltà. Erano i campioni della gente, monzesi tra monzesi, capaci di parlare la stessa lingua senza atteggiarsi a irraggiungibili divi dello spettacolo. Personaggi di un mondo che oramai non esiste più.